Lo studio dell’azione terapeutica delle acque minerali presenta difficoltà formidali, molto superiori e non paragonabili a quelle che s’incontrano nello studio dell’azione farmacologica delle varie sostanze utilizzate nella terapia. Le cause di tale difficoltà sono molteplici e consistono principalmente nella estrema complessità della composizione delle acque stesse, e nelle incognite che tuttora sussistono sulla loro costituzione fisico-chimica. L’azione terapeutica di un’acqua minerale non è mai determinata da un sale unico, ma deve sempre essere riferita all’azione molteplice e complessa dei vari elementi salini da essa tenuti in soluzione, l’azione di ciascuno potendo essere attenuata, rinforzata, modificata, per la presenza di altri componenti capaci di esercitare azioni analoghe o diverse. E neppure l’azione delle acque è sempre determinata da quello o da quelli che sono i suoi componenti quantitativamente preponderanti, perchè spesso sali esistenti in minima quantità, non solo contribuiscono a determinarne le proprietà terapeutiche, ma addirittura sono capaci d’imprimere loro proprietà caratteristiche. Onde la impossibilà di partire: nello studio dell’azione delle acque curative, dai criteri abbastanza esatti che possono esserci forniti dalla farmacologia sull’azione dei diversi sali isolatamente considerati, e la necessità di considerare le acque stesse come un complesso chimico costituente: per così dire una unità, dal punto di vista dell’azione terapeutica, a stabilire le caratteristiche della quale ben altri elementi intervengono che non quelli della sua composizione e dei rapporti ponderali tra i vari componenti. E’ questa la ragione per la quale l’azione di molte acque è rimasta lungamente, e rimane in parte tuttora, un mistero inesplicabile con i dati forniti dall’analisi chimica, mistero del quale solamente le nuovissime conquiste della scienza ci permettono di sollevare qualche velo.

 

Università di Pisa – Istituto di Clinica Medica Generale – Dir. Prof. G.B.Queirolo – 1930