La Malattia da Reflusso Gastroesofageo (MRGE) è un disordine caratterizzato dalla presenza di lesioni esofagee o, in assenza di queste, di sintomi indotti dal refluito gastrico in esofago, tali da determinare una riduzione consistente della qualità della vita. Classicamente la patologia da reflusso è rappresentata come un iceberg, in cui la parte emergente corrisponde alla quota clinicamente evidente della malattia (notevole impatto in termini socio-sanitari ed economici), mentre quella sommersa è rappresentata dai pazienti con sintomi periodici od occasionali. Circa il 60% dei pazienti affetti da MRGE non presenta lesioni all’endoscopia (tale quadro viene oggi comunemente definito come NERD: “Non Esophagitis Reflux Disease”). I fattori etiologici della malattia sono molteplici; tra i principali sono da rilevare: aumentata secrezione acida gastrica, riduzione del tono dello sfintere esofageo inferiore (LES), ritardato svuotamento gastroduodenale, particolari abitudini alimentari. Il trattamento di base della MRGE è costituito dalla somministrazione di Inibitori della Pompa Protonica (PPI). Non sono tuttavia, al momento, ancora definite chiaramente le strategie terapeutiche specifiche per i vari gradi della malattia e i tempi di trattamento. Così come non è ancora ben chiarito il ruolo e le indicazioni assolute e relative della terapia chirurgica. Recentemente si sta affacciando, nel panorama delle opzioni terapeutiche della MRGE, la terapia endoluminale (per via endoscopica). Sono allo studio una serie di tecniche diverse, tutte finalizzate a ridurre meccanicamente la possibilità del reflusso, alcune delle quali hanno generato perplessità sia dal punto di vista tecnico-clinico che “deontologico” (etico), ma che comunque contribuiscono ad arricchire (e a “confondere”) il panorama delle possibilità terapeutiche della MRGE.

 

Unità Operativa di Gastroenterologia – ASL Viterbo Università Cattolica del S. Cuore – Roma – M. Anti – 2003